mercoledì 3 maggio 2017

…uomini o topi… (in attesa della pioggia)… continua


Uomini o topi....

Il sinuoso boa verde si scrollò di dosso le piccole ondine create dalla bottiglia come un cavallo si scrolla le mosche di dosso con un fremito della pelle.
Niente più che una breve ed intermittente modificazione dello stato di quiete, tutto qui.
Ralph e Jack si guardarono negli occhi e riguardarono il fondo del canyon e si riguardarono nuovamente negli occhi.
Jack fece una piccola smorfia con la bocca accompagnandola con un piccolo movimento di spalle, come a sottolineare che in fondo si trattava di una sciocchezza, nulla più che un fiume verdastro che scorre in fondo ad un burrone.
Forse non aveva tutti i torti, ma Ralph la pensava, allora, in maniera differente e i pensieri negativi si affollarono nella sua mente, tra l’istinto di sopravvivenza e l’incoscienza di un’età che ti mette di fronte al mondo, facendolo sembrare un luna park.
Le mani di entrambi si strinsero a suggellare un patto già benedetto dal sorso della cola, poi, Ralph,  tirandosi su i calzoni, infilando le dita nelle asole, disse a Jack con voce compatta e tono serioso : “Allora , facciamola sta cosa e non parliamone più!”.
Jack ebbe un piccolo sussulto, forse aveva immaginato una decisione diversa, forse avrebbe voluto che Ralph fosse più titubante, più timoroso, ma no, non lo fu.
“Si, Facciamola e non parliamone più” rispose a Ralph.
La decisione fu presa, ma nessuno dei due mosse un passo, quasi ad attendere che fosse l’altro a incedere per primo, si guardavano lanciandosi piccoli segnali non verbali, un piccolo movimento di sopracciglie, un lieve schiocco delle dita, il piede che striscia per terra segnando un piccolo solco scuro sul tappeto di erba secca, la mano che scivola tra i capelli a massaggiarsi la nuca.
Infine come un'unica anima, si mossero contemporaneamente, tanto che quasi le teste finirono per cozzare l’una contro l’altra.
“dai vai avanti tu”, suggerì Ralph,  più per educazione che per rispetto nei confronti dell’amico.
“Certo che vado avanti io” Rispose altisonante Jack “..io sono più vecchio di te!”
“No, sono più vecchio io, ma non fa niente, vai avanti tu”, ribattè Ralph.
L’erba secca gracchiava sotto il loro piedi, come uno scrosciante applauso. Si fecero largo tra le basse fronde che costeggiavano la massicciata di ghiaia bianca su cui riposavano le lunghe e pesanti rotaie.
Nessuna barriera, nessuna recinzione a proteggere gli incoscienti e insani malcapitati che  si trovavano a passare di li, ma del resto l’attenzione e la sicurezza ai tempi erano lasciati al buon senso e alla paura, se non c’è un limite perché superarlo.
Di sicuro le intensioni dei due andavano ben oltre la normale concezione di sfidare il pericolo solo per il gusto di farlo, la loro era una sorta di iniziazione, in fondo siamo uomini e non topi, come qualcuno disse.
Il sole caldo proiettava i propri raggi tra le travi del ponte che in un’unica campata attraversava il fiume, rimbalzavano lucidi sulle rotaie per perdersi nell’infinito.
 I due amici si avvicinarono silenziosamente al bordo del ponte, fino a fermarsi li, tra il limite , li dove finisce la terra e comincia il vuoto del cielo.
Le rotaie si estendevano diritte lungo tutto il ponte, appoggiate ad assi di legno imbrunite dalla ruggine e dallo sporco, assi nere, che si confondevano con le ombre proiettate dai tralicci in ferro.
Il primo passo fu simultaneo, si mossero all’unisono, come un sol uomo.
Subito dopo il secondo, poi un terzo e un quarto e un quinto passo, uno dietro l’altro, sicuri, insieme sembrava non essere tutto sommato una cosa così complicata.
Tra un asse e l’altro si vedevano le fronde dei cespugli che crescevano sotto la campata, sul limite della riva, ma al passo successivo un brivido colse entrambi, tanto da far tremare le ginocchia e far sentire il cuore battere più velocemente, la scossa di adrenalina che li pervase fu come una doccia fredda.
Ora tra un asse e l’altro non si vedeva che il vuoto, ora si che la cosa si faceva complicata.
La paura fece gelare loro il sangue e come una lucertola infreddolita le loro gambe esili si muovevano a rilento, insicure, le ginocchia vibravano come quelle di un vitellino nel suo primo tentativo di sollevarsi in piedi.
Gli occhi sgranati scrutavano attentamente dove poggiare la suola delle scarpe e contemporaneamente lanciavano uno sguardo atterrito alla sottile linea verde che non ricordava più nemmeno vagamente un fiume.
La paura fa brutti scherzi, su questo non avevano dubbi.



Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©

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