
Quella lunga giornata sembrò non finire mai, Ralph e Jack
scesero dalla soffitta ricoperti da uno strato di nera polvere, ma entrambi con
un sorriso che ne faceva risaltare i volti e la purezza delle loro anime ancora
intonse, vergini.
Quanto resta di momenti così, lungo la propria esistenza? Quanto
possono persistere i ricordi dentro una scatola vuota? Con il tempo il vento logora
la superficie dei ricordi, come una statua in marmo, ne rimangono i contorni, a
stento se ne riesce a vedere la forma, tanto
che spesso il suo contenuto resta immaginario.
Così il tempo che lavora sui ricordi, ne cancella i
contorni, le sfumature più fini, man mano che scorre, i ricordi rimangono aggrappati
gli uni agli altri, spesso confondendosi, ed allora, abbiamo la necessita di
avere qualcuno vicino con cui li abbiamo condivisi, per ricostruirli, per
rigenerarli.
Si perdono però, incondizionatamente, inevitabilmente, tra i flussi del tempo e si mischiano con
molti altri, fino a trasformarsi spesso in un’immagine vaga, eterea, a volte
sfuggevole, così delicatamente fragile che la mancanza di qualcuno con cui hai
assaporato la vita li rende vitrei, diafani, impalpabili, destinati all’inevitabilità
dell’oblio.
Corsero dentro e fuori le stanze, tra i raggi di luci ed
ombre, tra sussulti e stupore, tra paura e meraviglia.
Jack conosceva a menadito la vecchia casa e fece scoprire a
Ralph un mondo completamente nuovo, così incredibilmente vicino e così drasticamente
lontano dalla sua vita.
Erano una scatola vuota, un serbatoio da riempire, per poter
sfruttare quell’energia che la vita ti da durante quegli anni in cui tutto ti è
dovuto, in cui tutto ciò che impari a conoscere viene assorbito senza filtro,
accumulato, stipato, aggiunto, conservato e gelosamente protetto per sempre,
fino alla fine.
In quegli anni metti a cassa un credito che poi ti servirà
per pagare i debiti ed appagare i debitori, una moneta che non ha prezzo, una
moneta che non puoi comprare, ma che ti può essere solo regalata.
Questo fecero Jack e Ralph, a partire da quella calda
mattina d’estate, un patto non scritto, che li avrebbe tenuti insieme per la
vita, arricchendoli entrambi, ricoprendoli d’oro e argento, come cavalieri
destinati a chissà quale destino.
Di una cosa erano consapevoli, insieme si sarebbero
completati, come il bianco e il nero, come l’acqua e il fuoco, insieme erano il
tutto e il niente.
Il tempo volò veloce, mente il sole girava vorticosamente
sopra le loro teste inclinando le loro ombre
sul terreno.
Si arrampicarono, sopra i vecchi incolti alberi da frutta
che disseminavano il terreno ora di piccole mele verdi, ora di succulenti
albicocche giallo oro, per spezzare la fame del caldo mezzogiorno e si divisero
l’acqua della borraccia di Ralph e quel gustoso panino che aveva preparato la mattina
presto senza farsi notare.
Fu rapidamente tardo pomeriggio e Jack fu costretto a
separarsi da quel suo nuovo, unico, grande amico, a casa si stavano di sicuro
preoccupando di lui, visto che non si era fatto vivo per tutta la mattina e
nemmeno all’ora di pranzo, lo stesso valeva per Ralph, i suoi genitori sapevano
delle sue fughe nei campi accompagnato da Bear, ma il fatto di non essere
ritornato a casa per il pranzo, sarebbe stato sicuramente fonte di
preoccupazione, considerando inoltre che Bear era rimasto legato alla catena.
Jack accompagnò Ralph verso
quel buco nella rete da dove era passato, davanti a quell’enorme siepe
che nascondeva il giardino si strinsero la mano, poi Ralph strisciò al disotto,
tra i rami e le foglie secche, di nuovo tra quelle appiccicose ragnatele che
gli si incollarono sul volto e tra i capelli, infine, giunse aldilà, si alzò in
piedi e salutando corse verso la sua bicicletta.
“Ci vediamo” gridò forte.
“Si, ci vediamo”, rispose il suo amico attraverso la siepe.
Salì rapido sul sellino e cominciò a pedalare veloce
restando in piedi sui pedali, era così euforico, così felice, così sereno, si
sentiva appagato.
Continua
Precedente
Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
Continua
Precedente
Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
Nessun commento:
Posta un commento