Strinse gli occhi e cercò di abituarsi al buio, si alzò in
piedi spingendosi con le braccia, riusciva a stare in piedi senza problemi, il
sottotetto era abbastanza alto anche per un uomo già fatto.
“Chi sei? Cosa ci fai qui? Perchè mi segui?” Furono le domande
che come una mitraglia si scaricarono addosso a Ralph.
Ralph rispose senza remore, lui non stava seguendo nessuno,
si trovava li solo per scoprire quel giardino, per esplorare quella casa.
La voce dal buio della soffitta restò in silenzio, per un
po’, poi chiese quasi con un ordine perentorio e minaccioso a Ralph di
spostarsi alla luce.
Ralph si spostò lentamente verso un raggio di sole che
filtrava dal lucernaio, così denso e luminoso che quasi lo potevi toccare.
Socchiuse un poco gli occhi per il fastidio, mentre dal fondo la voce riecheggiò
squillando come una trombetta.
“…Tu sei quello della fermata dell’autobus!”, Ralph non
poteva crederci, “Certo che sono io” rispose.
Fu una di quelle incredibili e improbabili combinazioni del
destino, quasi che Ralph non riuscì a tenersi dal far scendere una lacrima di
gioia, tanta era l’emozione di essere riuscito nella sua impresa.
La voce si materializzo piano uscendo in dissolvenza dal
buio di quella soffitta polverosa, la maglietta a righe, i capelli scompigliati
con quel buffo taglio, quasi se li fosse tagliati da se, i capelli;
pantaloncini corti e ai piedi delle logore scarpe da ginnastica blu, di una
misura più grande del suo piede.
Quando si fece avanti, sotto la luce, i suoi occhi color
ghiaccio si illuminarono come cristalli, allungò la mano, sporca, impolverata e
si presentò, “Io sono Jack”, “…e…io sono Ralph”.
Quanto strano è il destino, quanto vale il gioco, la fortuna
e la caparbietà, quando conta l’essere sognatori in un mondo tanto grande.
In quel giorno, in quell’istante in cui Ralph attraversò la
strada e si sedette sulla panchina, tutto cambiò irrimediabilmente, per
entrambi, le loro vite non sarebbero state più le stesse perché ora che si
erano ritrovati in quella soffitta polverosa, tra vecchi mobili accatastati e
l’odore di vecchio, due giovani
ragazzini avevano appena fuso le loro esistenze.
Amicizia, nasce per gioco, nasce per caso, in un attimo ti
ritrovi come per una magica alchimia a condividere un istante e all’improvviso
tutto cambia, trovi la tua anima complementare che per tutta la vita ti sarà
legata, nel bene e nel male, vicino o lontano, tra litigi e abbracci tra
esperienze condivise e delusioni cocenti.
Non importa quanto male ci sarebbe stato al mondo, la
fusione fatta in quella soffitta, sarebbe durata per sempre, di questo entrambi
ne erano assolutamente consapevoli.
Era come qualcosa di scritto nell’anima, nella loro
esistenza, era scritto nel libro della vita che si sarebbero dovuti incontrare,
prima o poi.
“Siamo amici?” chiese Ralph, “Credo di si !”gli rispose
Jack.
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Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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