
...Continua....
Certo l’idea di andare in città non era poi così strana, del
resto ogni giorno durante l’apertura delle scuole era per lui andare in città, la normale quotidianità, ma l’idea di doverci andare a piedi o prendendo in
prestito la vecchia bicicletta del nonno, era un’idea che lo metteva in
agitazione e in apprensione.
La sera precedente il giorno prefissato fu particolarmente
agitato, si preparò lo zainetto che usava per i libri di scuola riempiendolo
con una maglietta di ricambio, un piccolo coltellino multiuso, inseparabile compagno
di ogni avventura, una matita con il blocchetto per gli appunti, una borraccia
d’acqua piena.
Prese la vecchia borraccia che suo nonno aveva usato durante
la guerra, era terrorizzato dal fatto che lo venisse a scoprire, non era uomo
da far passare indenni certe azioni, del resto chiedergliela sarebbe stato
inutile, la risposta ovviamente sarebbe stata un secco no.
Per quanto riguardava il pranzo, ci avrebbe pensato la
mattina presto, preparandosi un bel panino senza farsi troppo notare.
Preparò i pantaloncini e la maglietta ben piegati sulla
sedia della cameretta e prese qualche moneta dalla propria scorta, un piccolo
tesoro fatto di centesimi e monete, messi via piano, piano, dal resto della
paghetta settimanale che gli avanzava e dagli spiccioli che la mamma gli dava
per prendere il torpedone.
Ralph quella notte pensò al tragitto da fare, alle strade
che avrebbe dovuto percorrere per evitare la trafficata e pericolosa statale in
un giorno lavorativo, al momento in cui
uscendo di casa la mattina presto avrebbe dovuto trafugare la bicicletta dalla
stalla, al modo di evitare che Bear lo seguisse fino in città.
Già, Bear poteva essere un problema, quel pensiero non lo fece
dormire fino a notte fonda, fu allora che decise di scendere in cortile,
facendo attenzione a non fare troppo rumore scendendo le scale, per prendere
Bear per il guinzaglio, accompagnarlo fino in cuccia e legarlo alla catena.
Mestamente il cane mise la coda fra le gambe e piegò le
orecchie, Ralph non ne fu contento ma
guardandolo negli occhi cercò di far capire al suo fedele compagno che la
missione necessitava di un sacrificio da parte di tutti, quello di Bear era di
passare la notte e il giorno legato alla catena.
Tornò in camera triste, ma sereno e fiero di aver trovato la
soluzione a questo spiacevole inconveniente.
La finestra della camera di Ralph dava a sud, rivolta verso
i campi coltivati a foraggio, il profumo del fieno era inebriante, la luce
delle stelle affievolita da un piccolo quarto di luna rischiarava la fila di alberi che delimitavano
i campi più lontani, sul limitare del bosco.
Canti di grilli cullavano serenamente il suo sonno mentre i
cuculi cantavano alla notte serena,
preludio di buon auspicio al giorno che sarebbe arrivato di li a poco.
L’aria notturna rinfrescava un poco, i primi giorni dell’estate
spesso Ralph era costretto a chiudere le finestre, ma non quella notte, quella
fu una notte pervasa da un lieto tepore che rese il sonno di Ralph ancora più profondo.
La mattina ha l’oro in bocca e quella mattina il sole
sorgendo senza la benché minima nuvola all’orizzonte, riempì in breve tempo la
stanza di luce, dapprima una luce orange, poi lentamente giallo oro.
Ralph aprì gli occhi di colpo e il primo pensiero che balenò
nella sua mente fu di essere in ritardo, ma non lo era, anzi era talmente
presto che nemmeno il gallo aveva cominciato a cantare, forse troppo assonnato
dalla splendida notte precedente.
Ralph si vestì rapido e silenzioso, mise lo zaino su una spalla,
raccolse le monete da sopra il comodino e si chiuse molto lentamente la porta
dietro di se, facendo attenzione a non far scattare la maniglia.
Scese giù per le scale, l’eccitazione era palpabile nell’aria,
i raggi del sole a stento filtravano tra
le imposte semichiuse, disegnano angoli di luci ed ombre contro le pareti.
In cucina aprì il frigorifero, una sorsata di latte dalla
bottiglia, dal piatto sul terzo ripiano prese una fettina di carne panata con
cui imbottì due fette di pane bianco.
Prese dal cassetto un tovagliolo e lo avvolse delicatamente,
lo mise dentro lo zaino, poi uscì lentamente di casa.
Ralph si fermò sull’uscio, Bear era nella cuccia assonnato,
forse più del gallo, anche lui narcotizzato dalla lieta notte, si guardò
intorno e fece un bel respiro a pieni polmoni, era agitato, tanto che la testa
inebriata lo faceva quasi barcollare.
Si diresse a passo svelto verso la stalla, aprì il portone ,
il cigolio delle vecchie cerniere fece scantare l’assonnato Bear che alzò la
testa da dentro la cuccia, per sbirciare da dove venisse il rumore, fu
questione di un istante e si rimise a pisolare.
Ralph prese la bicicletta e la spinse rapidamente tra il rumoreggiare
delle gomme sul selciato e il tintinnare della catena fino alla stradina che
dal cortile portava sulla strada.
Qualche passo di corsa, poi con un balzo saltò sui pedali e
tra un rapido ondeggiare della bici cominciò a pedalare velocemente.
Si sentiva euforico, eccitato, a tal punto che avrebbe voluto
gridare, ma si trattenne per paura di essere scoperto, sarebbe tornato a casa
per l’ora di pranzo, senza che nessuno venisse a saperlo.
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Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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