
... continua ...
Ralph percorse quel piccolo sentiero stretto, appena segnato, scese dalla bici e cominciò a spingerla, facendosi largo tra le fronde di salici rossi che crescevano diritti e fitti segnando il limite della selva e l’inizio del letto del fiume.
Le pietre sul sentiero sempre più
numerose, sempre più grosse rendevano difficoltoso spingere la bici seguendo un
percorso diritto.
Ralph superò le ultime fronde e
si trovò di fronte al fiume, largo, lento, l’acqua scura e intensa, il silenzio
era l’unico suono che si udiva in quell’angolo di mondo che era ciò che più si
avvicinava alla sua idea di paradiso.
Lasciò cadere la bici per terra,
si tolse lo zaino dalle spalle e lo appoggiò sopra i raggi della ruota,
saltellando tra una bianca pietra e un’altra si avvicinò all’acqua.
Ralph seguì con lo sguardo il
letto da monte a valle, scrutando la riva opposta, in quel punto il fiume si
allargava di molto, formando una specie di lago naturale.
Più a valle avrebbe dovuto
attraversare e la sua speranza era che ci fosse un ponte o una diga su cui
passare sopra.
Si tolse le scarpe e le corte
calze di cotone aggredite dai semi di bardana e nappola che cresceva rigogliosa in quell’ambiente
caldo e umido, appoggiò la maglietta sporca di macchie di terra ed erba sul
sellino della bici e lentamente entrò nell’acqua.
Un brivido salì lungo la schiena
di Ralph, l’acqua era ancora fredda, camminò fino ad arrivare a farsi coprire
le ginocchia, il limo sul fondo si alzò come una nuvola di latte dentro una
calda tazza di tè, ad ogni suo passo.
Ralph si sciacquò le mani, le
spalle, la faccia, più restava immerso nell’acqua e più diventava piacevole.
Passò delicatamente le mani sopra
i garretti, massaggiandosi i graffi e le escoriazioni, quella sensazione di
bruciore e dolore quasi piacevole gli facevano venire la pelle d’oca.
Restò fermo, lasciando che la
debole corrente che scorreva vicino alla riva portasse via il fango sospeso, l’acqua
trasparente, i piedi semi coperti dal lieve strato di limo del fondo venivano bersagliati
dai delicati morsi dei minuscoli barbi e
cavedani, incuranti del pericolo, indifferenti alla presenza di Ralph.
Un lieve movimento e l’acqua
tornava ad intorpidirsi, Ralph fece ancora qualche passo in avanti, l’acqua gli
bagnava quasi i calzoncini corti, era così bello restare in mezzo al fiume
immerso in quel silenzio così naturale.
Al centro di quello slargo, così
simile ad un lago, piccoli anelli di acqua si formavano ogni vola che i pesci
più grandi si nutrivano degli insetti sul pelo dell’acqua.
La natura, il cinguettio continuo
di decine di uccelli tra le fronde degli alberi che si addossavano alle due
rive, il riflesso del sole che si frastagliava tra le onde, il volo radente
delle iridescenti libellule, tutto era pace e bellezza, un tempo infinito, un
istante lungo come il fiume.
Ralph fu quasi dispiaciuto di non
potersi fermare a fare un bel tuffo, ma la giornata era lunga e i suo obiettivo
era decisamente un altro.
Tornò a riva salendo sulle pietre
intiepidite dal sole per non sporcarsi i piedi di limaccio, si asciugò i piedi
alla bell’e meglio, si rinfilò i calzini pulendoli dai fastidiosi semi che ci
si erano aggrappati, infilò le scarpe e dopo averla scrollata indossò la
maglietta.
Riprese a percorrere a ritroso il
sentiero fatto, lo zainetto sulle spalle gli dava fastidio alla spalla sgarrupata,
i graffi sulle gambe e le punture di ortica ricominciarono a dargli fastidio,
le sonnolenti zanzare del sottobosco
cominciarono a sentire l’odore di quel lauto banchetto e fu così che Ralph
cominciò a passo svelto a spingere la bici verso la stradina principale.
Appena gli fu possibile, salì in
sella e cominciò a pedalare come un indemoniato.
Veloce percorreva quella stradina
che lentamente si allontanava dalla riva del fiume, gli alberi si facevano
sempre più radi, file di pioppi neri delimitavano il margine del bosco con una
matematica precisione, fino a terminare la loro corsa ai limiti di un prato coltivato.
La luce imperava sulla radura, il
grano maturo rifletteva di giallo oro i raggi del sole abbagliando la vista di
Ralph .
La stradina umida e scura lasciò
il posto a una strada sterrata, asciutta e polverosa, rosso ocra, al cui centro
crescevano rigogliose le erbe di campo.
Gli ultimi Papaveri rosso fuoco e
il profumo in fiore della camomilla adornavano i bordi del campo di grano ai
lati della strada.
Il vento sulla pelle e la polvere
che si attaccava alle umide gambe, Ralph cominciò a gridare a squarcia gola,
poi il grido si trasformò in un canto, il ritmo delle pedalate diminuì e il
canto si trasformò in un fischiettio lieto e tranquillo, il sole alto scaldava
le spalle, il dolore al polso era sparito, Ralph era felice e la città era
sempre più vicina.
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Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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