
... Continua...
I freni fischiarono mentre le gomme lasciavano un solco sulla ghiaia, Ralph arrivò al bordo della statale, le macchine seppur rade sfrecciavano a velocità impossibile, i grossi camion spostavano la pesante massa di aria calda tra il rumore dei motori e il cigolio dei rimorchi che sobbalzavano sull'asfalto imperfetto.
Doveva percorrere la statale per
un piccolo breve pezzetto, ma a Ralph, su quella grossa e vecchia bicicletta,
pareva un’ impresa assai ardua.
Aspettò, attese il momento
migliore, guardò dal lato sinistro, si diede una spinta col piede, poi si alzò
sui pedali e cominciò a spingere con tutta la forza che aveva nelle gambe.
Il leggero dislivello tra la
stradina, la ghiaia, la bicicletta così grande, sembrava davvero un’impresa
partire da fermo.
Ci riuscì, spingendo, faticando,
ma prese velocità e continuando a guardare a sinistra non vide arrivare
quell'enorme autotreno.
Ralph sentì quel prepotente suono
del clacson che squillò come le mille trombe alle porte di Jerico, le mani si
strinsero sulle leve dei freni, la bici scartò a sinistra sgommando sulla
strada, si fermò di colpo, di traverso sulla linea di mezzeria, bianca,
tratteggiata.
L’autotreno passò come fosse una
locomotiva sui binari, l’imponente massa di aria spostata fece sbilanciare
Ralph sulla bici, con il braccio si coprì gli occhi per evitare la polvere e la
sabbia sollevata così prepotentemente.
Il suono delle trombe gli fece
salire il cuore in gola, rimase col fiato sospeso mentre quell’immenso misterioso camion sbucato dal nulla gli sfrecciava davanti, l’autista non tentò
nemmeno di frenare, non accennò minimamente a sterzare, semplicemente proseguì
sulla sua traiettoria, probabilmente sperando nel fatto che quel ragazzo sulla
bici si fosse accorto di lui.
Al passaggio il rimorchio si tirò
dietro risucchiando prepotentemente la polvere dalla strada e la paura
dall’anima di Ralph, sparì lungo la strada, così come
era comparso.
Ralph pensò tra se che la prossima
volta sarebbe stato meglio guardare da entrambi i lati della strada, o
difficilmente sarebbe tornato a casa sano e salvo.
Certo come primo scrollone non fu
male, Ralph scese miseramente e irrimediabilmente con i piedi per terra, poche
distrazioni, l’euforia possono distrarti, fu il pensiero che gli passò tra un
fischio e uno sbuffo.
Piedi in terra, mani sul
manubrio, Ralph volse lo sguardo a destra e poi a sinistra, la strada era
libera, mise i piedi sui pedali e lentamente si portò a margine della
carreggiata.
Erano solo poche centinaia di
metri, ma il pericolo del traffico su quella statale era reale, ogni tre o
quattro pedalate si voltava indietro a controllare l’arrivo di qualche mezzo.
Si voltava e la bicicletta
dondolava ora a destra ora a sinistra, le gomme nere scricchiolavano sul
ghiaino sottile a bordo strada, rimasuglio dell’asfalto che si sbriciolava al passaggio dei mezzi e all'incedere delle
erbacce dai fossi.
Finalmente arrivò alla stradina
sterrata che si infilava nei campi, si fermo al sicuro, appoggiò la bicicletta
per terra e dallo zaino prese la borraccia piena d’acqua, ne bevve un bel sorso
e poi ancora un altro, servivano più per scacciare la paura che per placare la
sete.
La strada sterrata serpeggiava
tra campi coltivati fino a inoltrarsi in un verde boschetto, rigoglioso, verde,
ombreggiato.
Il sole che si innalzava sempre
più prepotente nel cielo faceva filtrare i sui raggi luminosi attraverso le
fronde degli alberi le cui cime dondolavano dolcemente cullate da una lieve
brezza mattutina.
Si sentì al sicuro a pedalare tra
quella natura così placida e tranquilla, i cui suoni erano come carezze per i
timpani e vibrazioni per lo spirito.
Si sentivano solo i cigolii dei
pedali , il fregare sulla terra delle nere ruote della bicicletta che si impolveravano
solcando la strada e il battito costante del cuore di Ralph che pedalava verso
la città.
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Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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