
Pedalare tra i campi di grano era come passare tra migliaia
di soldati in parata, un’armata d’oro con lance in resta, tutti a rendere
omaggio al cavaliere solitario che si apprestava a portare avanti un’impresa degna
di un re.
Ralph era così euforico e orgoglioso di se, come ancora non
lo era stato nella sua breve vita.
Pedalava a testa alta, schiena diritta, ogni tanto accennava
un saluto a quell’immaginario esercito, ora a destra ora a sinistra, con il
capo cenni di approvazione e gratitudine, era una parata con Ralph in alta
uniforme, le ferite in mostra,
indicandole con le mani, con soddisfazione e ad ogni cicatrice mostrata
si alzavano i cori e si piegavano i capi, sospinti da una leggera brezza,
mentre le rondini si alzavano volando radenti a sfiorare le punte delle lame.
Un fischio lontano, il fischio di un treno, riportò Ralph
sulla strada, si alzò in piedi pedalando, si erse al di sopra delle spighe del
grano e vide dove i campi coltivati finivano e la radura lasciava lo spazio a
campi di fieno tagliati.
In lontananza file di alberi segnavano i confini dei campi e
nascondevano la vista alla città, non molto lontana, aldilà del fiume.
Seguì il fischio del treno e il rumore metallico che si
allontanava in una cadenza ritmata, quasi fossero tamburi di nobili indiani.
Li dove terminavano i campi d’orati, lo sterrato incrociava un’altra vicinale che
perpendicolarmente tagliava la lunga radura in due parti, il fondo era coperto
di fine ghiaino cotto dal sole e coperto da una patina di bianca polvere .
Ralph si diresse a sinistra dell’incrocio, si portò
nuovamente verso il fiume alla ricerca di un passaggio per poterlo
attraversare.
Man mano che la strada proseguiva si innalzava leggermente,
poco alla volta, fino a che Ralph notò di stare pedalando al di sopra dei
campi, la stradina rialzata leggermente in salita si interrompeva al bordo di
un ponte in cemento, non molto largo,
giusto lo spazio per il passaggio di un trattore.
Il fondo del ponte era asfaltato, le ruote impolverate
lasciarono subito marcate impronte
bianche sul fondo, sempre meno evidenti man mano che Ralph avanzava.
A metà del ponte si fermò, si appoggiò con i piedi al
parapetto in ferro e con la mano si tenne in equilibrio, senza scendere dalla
bici,
Il fiume al disotto, nel suo letto scorreva lento, l’acqua scura rifletteva i raggi del
sole e il blu del cielo che si frammezzava tra le fronde delle piante che
crescevano sulle due rive opposte.
Grigi aironi spiccavano brevi e gentili voli spiegando le
loro larghe ali, planavano come aquiloni sopra il pelo dell’acqua, per poi
concedersi qualche passetto di danza ritrovando il solido terreno.
Era veramente un mondo tutto da scoprire, Ralph avrebbe
voluto avere dietro una macchina fotografica per fissare tutta quella bellezza,
ma non ne aveva una e si accontentò di lasciare che tutto si impressionasse a
fuoco nella sua mente., con la sola spiacevole conseguenza che nessun altro,
oltre a lui, ne avrebbe potuto godere.
Si lasciò il ponte alle spalle, la strada proseguiva
asfaltata, stretta, una piccola strada asfaltata di campagna, sulle rive
crescevano robinie alte e sottili, cariche di foglioline ovali che ondeggiavano
come migliaia di campanelli mossi dal vento.
Ci aveva messo più tempo del previsto ad arrivare fino a li,
ma quella stradina secondaria lo avrebbe portato in città senza incappare in
ulteriori ritardi e senza rischiare di essere costantemente investito da
qualche autista con il piede troppo pesante.
I pali del telefono che correvano paralleli alla strada
segnalavano la fine delle campagne e l’inizio della periferia della città, Ralph
si fermò all’ombra sul bordo della carreggiata, estrasse la borraccia dallo
zaino e diede una bella sorsata d’acqua, poi si rimise a pedalare, deciso,
fermo, l’intenzione era quella di arrivare il prima possibile in città.
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Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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