Continua... La lunga estate calda (racconto sul blog)
Cos’è che fa di un’amicizia un legame indissolubile? Cos’è
che rende due persone tanto legate l’una all’altra? Ralph non si poteva dare
una risposta, ne ora ne mai.
Esiste una chimica, una reciproca assonanza, come un puzzle
che si incastra solo in un punto, solo in un verso, come un’attrazione compensativa,
una sorta di amplificazione di energia.
L’amicizia non è come l’amore, l’amicizia è indissolubile,
indistruttibile, puoi restare separato per anni da un amico e ritrovarti come
se ti fossi lasciato pochi minuti prima.
Questo era ciò che tenne Ralph e Jack uniti, come due facce della stessa medaglia,
come il bianco e il nero, come la vita con la morte, l’uno senza l’altro erano
semplicemente il vuoto.
Quell’estate fu una delle più calde che Ralph ricordava,
calda e umida. La pioggia si fece attendere per mesi, i campi ingiallivano
sotto il peso dei raggi del sole, la terra cuoceva trasformandosi in sottile
polvere che si posava lenta appesantita dall’umido velo della notte.
Gli incontri tra Jack e Ralph diventarono un appuntamento
fisso, si incontravano a metà strada ogni settimana, sempre più frequenti, tra
la città e la campagna.
Ralph quell’estate ebbe in regalo per la promozione a
scuola, una rossa bicicletta da cross, le gomme bianche e nere, il lungo
sellino e delle grosse molle sulle forcelle anteriori che simulavano grossi
ammortizzatori, in realtà non era proprio una bici da cross come quella che
avrebbe voluto, ma non importava, perché quella rappresentava il suo primo
passo verso l’indipendenza.
Con quella bici poteva muoversi liberamente, era la sua e di
nessun altro, con quella bici avrebbe potuto andare ovunque i suoi sogni
avessero voluto portarlo.
Ralph pedalava ogni giorno di
quella calda estate verso i sogni e i sogni lo conducevano attraverso la
scoperta quotidiana verso una realtà che faceva parte di un mondo parallelo, un
mondo tutto suo in cui perdersi.
Jack non era così fortunato, lui
non ebbe una bicicletta nuova per la promozione, a dire il vero nessuno si curò
di lui, nessuno gli fece complimenti ne tantomeno si curarono di sapere se la
scuola era terminata, semplicemente, nella totale indifferenza Jack continuò la
sua esistenza senza che nessuno si preoccupasse di come fosse.
Le avventure attraverso i boschi,
portarono i due amici ai limiti del mondo allora conosciuto, la dove la
ferrovia si estendeva, sospesa nel vuoto, attraverso il lungo ponte di ferro
che univa la contea al resto del mondo da una parte e li dove, attraverso le
montagne, si infilava in una oscura e infinita galleria dall’altra.
C’erano giorni in cui arrivati ai
limiti del mondo, restavano semplicemente seduti a guardare, a volte lo scorrere
del fiume infondo al canyon a volte il buoi del tunnel.
Le voci portate dal vento
suonavano tra i tralicci di ferro facendo vibrare il ponte quasi a cantare di
storie lontane, le voci sussurrate delle anime che passavano sui vagoni
portavano rapidamente via i pensieri, mentre Ralph e Jack fantasticavano su ciò
che avrebbero un giorno trovato dall’altra parte.
Altre volte, restavano atterriti
dal buoi del tunnel e dalle grida che echeggiavano rimbalzando sulle pareti di
pietra, la luce a stento penetrava nella
galleria illuminando il breve tratto iniziale, quasi a spingerli ad entrare,
come un richiamo, come un sinistro invito ad affrontare l’oscurità.
Tremavano come foglie al vento al
sibilo del treno che sferragliava improvviso tra i silenzi del bosco,
sollevando la polvere dalla massicciata e spargendo l’odore di ruggine tra le
fronde degli alberi.
Il giorno in cui decisero di
affrontare il ponte fu il primo tentativo di vivere oltre il limite che la loro
età gli consentiva.
A posteriori chiaramente fu una
scelta stupida, ma quante scelte stupide si fanno nella vita.
Ralph quella mattina uscì di buon
ora con la mamma che gli gridava a gran voce di finire la colazione, senza
speranza di essere ascoltata gli intimò
di non fare tardi, come oramai faceva sempre.
Ralph saltò in sella sulla sua
rossa bicicletta come un provetto cowboy fa col suo fido destriero e cominciò a
pedalare in direzione della ferrovia attraverso un sentiero che ogni giorno era
sempre più marcato.
Arrivò presto Ralph, tanto che
dovette aspettare a lungo Jack che con le sue minute gambe dovette camminare
per qualche chilometro tra i prati e le strade sterrate che circondavano la
città.
Quando lo vide arrivare Ralph non
lo saluto nemmeno, “Dovresti comprarti una bici”, gli disse.
Jack scrollò la testa, “Uno di
questi giorni ruberò la tua”, gli rispose.
Ralph lo guardò turbato, pensando
che vista la sua situazione ne sarebbe stato anche capace, “Non provare nemmeno
a pensarci” lo minacciò puntandogli il dito indice contro il viso.
“..e tu non tentarmi”, gli intimò Jack.
Ralph nascose la bici tra le
fronde, mentre jack si tolse il piccolo zainetto dalle spalle, lo appoggiò per
terra e tirò fuori una bottiglietta di spuma rossa.
Estrasse un coltellino dalla tasca
e con rapidità stappò la bottiglia. Il tappo schizzo in alto portandosi dietro
il sibilo del gas.
Diede un sorso alla spuma, “tieni, dobbiamo brindare alla nostra missione”incitò
Ralph, porgendogli la bottiglia.
“dove l’hai rubata ?” gli chiese
Ralph.
“Bevi e stai zitto”.
Più volte si passarono la spuma,
sorseggiando a vicenda, come a dividersi in parti uguali il coraggio di cui
avevano estremamente bisogno, fino a che una volta finita Jack lanciò la
bottiglia vuota giù dall’irta riva coperta di alberi che finiva nel profondo
Canyon.
Roteava la bottiglia fischiando e
suonando, come la tromba in una carica di cavalleria, fino a perdersi in un
tonfo sordo nelle verdastre acque del fiume.
Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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