..Vortice di pensieri… (… aspettando la pioggia…)
I pensieri si accavallavano nella mente di Ralph, mentre con
gli occhi socchiusi osservava il sole
che prepotentemente frustava le cime del gran turco.
Le mani appoggiate al parapetto in legno lo stringevano tanto
da far saltare via scaglie di vernice cotta dal sole.
Quanti anni sono passati, tanti, troppi, le rughe sui volti
come solchi lasciati dall’aratro sulla terra bruna hanno segnato lo scorrere
del tempo, costante, lento, infinito.
Ralph e Jack, un incontro casuale del destino, come spesso
accade, nel bene e nel male , come cacca di un piccione gli amici ti arrivano
addosso quando meno te lo aspetti.
Era un’estate calda, come quella che ora sfianca i campi e
solca le anime, un’estate arida, dove la polvere si posava densa strato dopo
strato, portata dal vento secco.
Quella mattina Ralph stava attraversando la strada, con una
bottiglietta di cola fresca, sudata, la voglia di berla era tanta, come la
sete.
Dall’altro lato della carreggiata, seduto su di una panchina
c’era Jack, pantaloni corti, una maglietta a righe orizzontali rosse e blu
sullo sfondo ingiallito di un bianco slavato, a fianco un barattolo di caffè con dentro un paio di sassi e qualche spicciolo.
Ralph si sedette sulla panchina in attesa che passasse il
torpedone giallo che lo avrebbe riportato a casa.
Si sedette al lato opposto della panchina, lontano da quel
ragazzino dagli occhi azzurro ghiaccio con un inquietante barattolo vuoto di
caffè che ogni tanto prendeva in mano e scrollandolo faceva tintinnare le
monete e rimbalzare le pietre.
La bottiglia di Cola tra le mani, le gocce di condensa che
scivolavano tra le dita, quel fresco sapore sulle labbra del vetro e il gusto
dolce e frizzante che solleticava il gargarozzo mentre scendeva a sorsate
lente.
Combattuto tra una sorsata rapida per godere appieno del fresco
della bibita o piccoli sorsi per farla durare, Ralph era indeciso, come si affronta
la vita in questi casi? Era il pensiero che passava nella sua mente, godere a
pieno del momento o farlo perdurare più a lungo, con il rischio che le cose si
guastino un poco ed arrivare all’ultimo sorso con la cola calda?
Il dubbio amletico di Ralph fu interrotto dallo sguardo di
Jack e dai suoi splendidi occhi azzurri, uno sguardo immenso, talmente grande
da inglobare ogni goccia sulla bottiglia, la bottiglia, Ralph e tutto ciò che
gli stava intorno.
Jack lo guardava in silenzio e ad ogni sorso di cola che
Ralph mandava giù, Jack scuoteva il barattolo di metallo del caffè.
Ralph si sentiva osservato, disturbato da quello sguardo,
mentre sorseggiava la sua bibita fresca, con gli occhi socchiusi, cercava di
tenere sottocontrollo quel ragazzino minuto, con i sandali ai piedi, una sporca
maglietta a righe e un buffo taglio di capelli.
Quanto a lungo si po’ reggere una situazione imbarazzante,
quanto a lungo la cola può restare fresca sotto una calura tanto opprimente?
Il rumore del motore del torpedone arrivò come lo squillo di
trombe del 7° cavalleria, a salvare il piccolo Ralph circondato dagli indiani.
I freni fischiarono bloccando lentamente le ruote, la povere
fitta si alzò dalla strada, Jack si riparò gli occhi senza lasciare il
barattolo, Raph salì sul torpedone mentre lo sfiato della porta a pressione
sibilava nell’aria, saltando a balzi i tre gradini di ferro.
Il torpedone ripartì sgasando e alzando ancora la polvere
dalla strada, Jack tenne il braccio davanti agli occhi per ripararsi da quel
nuvolone giallo alzato quasi a proposito, come in segno di sprezzo, verso quel
minuto ragazzino senza abbastanza soldi per pagarsi il biglietto.
Raph si sedette rapido sui sedili a lato finestrino e con la
faccia schiacciata contro il vetro seguiva con lo sguardo il minuto ragazzino
che si strofinava gli occhi imbrattati dalla polvere.
Jack tossi per togliersi il senso di soffocamento della
sabbia che gli era entrata in gola, con gli occhi ancora sporchi di polvere si
voltò a guardare l’altro lato della panchina.
Appoggiata per terra all’ombra della gamba di ferro, la
bottiglietta di cola, piena ancora a metà.
Jack lasciò cadere il barattolo di caffè, le pietre ruzzolarono
fuori cadendo dal marciapiede fino al bordo della strada.
Si alzò rapido, con delicatezza prese la bottiglietta, con
il pollice pulì l’imboccatura dell’anello, la strinse nella mano, il vetro appena
tiepido, la portò alla bocca e la sorseggiò rapidamente, tutta in un fiato.
Ralph lo seguì con lo sguardo, mentre il torpedone si allontanava, appoggiò la schiena al caldo sedile in finta
pelle e sorrise soddisfatto, gli occhi un po’ lucidi, passo l’indice sotto le
ciglia umide, si voltò a guardare la signora anziana seduta dall’altro lato del
corridoio, le sorrise compiaciuto, poi si voltò a guardare fuori il mondo che
scorreva a 40 miglia
all’ora.
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Vortice di pensieri. Massimo Ginestri ©
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